La piedra de la locura

La piedra de la locura

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  • Create Date:2021-10-11 07:41:04
  • Update Date:2025-09-23
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  • Author:Benjamín Labatut
  • ISBN:8433916556
  • Environment:PC/Android/iPhone/iPad/Kindle

Summary

Una fascinante reflexión sobre el caos y la locura a partir de teorías científicas, expresiones literarias y experiencias personales。

¿Lo real está más allá de nuestro alcance? ¿La verdad y la locura son síntomas de la misma enfermedad? Labatut utiliza un cuadro del Bosco, el terror atávico de Lovecraft, la lógica radical de David Hilbert y la delirante iluminación que tuvo Philip K。 Dick para hablar de la extraña textura que está adquiriendo la experiencia humana。

Siguiendo los caminos de la sinrazón, indaga en el descubrimiento del caos para tratar de extirpar la piedra de la locura que nos crece como un bulbo en la frente, a medida que el mundo toma formas en las que ya no podemos creer。 En estos dos ensayos, el autor nos recuerda que, a veces, volverse loco puede ser una respuesta adecuada a la realidad, y que el precio que pagamos por el conocimiento es la pérdida de la comprensión。

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Reviews

Fabio Filippi

Questo testo di Labatout ha due pregi。 L'apertura è una citazione di Gramsci: "La crisi consiste appunto nel fatto che il vecchio muore e il nuovo non può nascere: in questo interregno si verificano i fenomeni morbosi più svariati。" Il secondo è che indugia, per le sue argomentazioni, su un un dipinto di Bosh。 Il testo analizza l'idea secondo la quale la nostra epoca è solcata dall'ombra della follia (d'altra parte quale epoca non lo sarebbe?) e sostiene la tesi citando tre autori di estrazioni Questo testo di Labatout ha due pregi。 L'apertura è una citazione di Gramsci: "La crisi consiste appunto nel fatto che il vecchio muore e il nuovo non può nascere: in questo interregno si verificano i fenomeni morbosi più svariati。" Il secondo è che indugia, per le sue argomentazioni, su un un dipinto di Bosh。 Il testo analizza l'idea secondo la quale la nostra epoca è solcata dall'ombra della follia (d'altra parte quale epoca non lo sarebbe?) e sostiene la tesi citando tre autori di estrazioni diverse: Philip Dick, Howard Lovecraft, e David Hilbert dalle cui opere emergerebbero i sentori di un mondo preda di un disagio che ha la radice nella complessità del mondo e nella sua difficile interpretazione。 Dice:" il fallimento della nostra capacità di raccontare su vasta scals cosa significhi vivere nella seconda decade del ventunesimo secolo e la perdita del dono divino della narrazione, quel potere prodigioso di descrivere il mondo attraverso la parola, cogliere il senso di ciò che ci circonda e adottare una storia comune, sono senz'altro la causa del nostro attuale stato di confusione e smarrimento。" La seconda parte del breve testo consiste nella descrizione di un episodio capitato all'autore, curioso quanto inquietante se lo si legge come presagio alla difficoltà a distinguere il reale dal virtuale。 Labatout non ha argomenti oggettivi per avvalorare le sue percezioni。 Non è chiaro quale sia la sua estrazione culturale, se si dà credito a Wikipedia, pare abbia competenze giornalistiche。 。。。more

Andrea

“La cosa più misericordiosa, scrisse Lovecraft, è l'incapacità della mente umana di mettere in relazione tutto ciò che contiene。 Viviamo in una placida isola di ignoranza in mezzo alle acque torbide dell'infinito, e non è nostro destino viaggiare lontano。 Finora le scienze, perseguendo ognuna la propria strada, ci hanno danneggiato in minima parte; ma verrà il giorno in cui il mosaico di tutti i frammenti della conoscenza ci offrirà una visione talmente agghiacciante della realtà, e del posto ch “La cosa più misericordiosa, scrisse Lovecraft, è l'incapacità della mente umana di mettere in relazione tutto ciò che contiene。 Viviamo in una placida isola di ignoranza in mezzo alle acque torbide dell'infinito, e non è nostro destino viaggiare lontano。 Finora le scienze, perseguendo ognuna la propria strada, ci hanno danneggiato in minima parte; ma verrà il giorno in cui il mosaico di tutti i frammenti della conoscenza ci offrirà una visione talmente agghiacciante della realtà, e del posto che occupiamo al suo interno, che o impazziremo dinanzi a quella rivelazione, oppure rifuggiremo l'illuminazione rintanandoci nella pace e nella sicurezza di una nuova èra oscura” (pagine 13-14)。“Non dovremmo mai dimenticare che la scienza non è soltanto metodo, ma anche delirio metafisico: l'illusione di pensare che questo nostro mondo sia conforme a un ordine, un ordine che possiamo non soltanto riconoscere, ma persino comprendere […]。 Potremmo forse trarre insegnamento dall'illuminata follia di Philip K。 Dick, il quale ci ha mostrato che in certi casi impazzire risulta essere una risposta adeguata alla realtà, che verità e follia potrebbero essere sintomi della stessa malattia, e che il prezzo che paghiamo per la conoscenza è la perdita della nostra capacità di comprensione” (pagine 47-48)。“Dare libero sfogo all'irrazionale comporterebbe un'innegabile quantità di pericoli, ma non potremmo nemmeno bandirlo in toto perché, senza, non solo saremmo più poveri sotto tanti punti di vista, ma potremmo perfino non sopravvivere” (pagina 75)。Questo scritto breve di Labatut può considerarsi un'espansione, un'aggiunta, una postilla al suo “Quando abbiamo smesso di capire il mondo”。 Qui l'autore in qualche modo ragiona sui concetti di ragione, conoscenza e follia allo stesso modo dell'opera precedente。 Ma se prima i protagonisti della sua narrazione erano stati gli uomini di scienza, chimici, fisici e matematici, ora sono i letterati: H。 P。 Lovecraft e Philip K。 Dick, con un accenno al matematico Hilbert (che fa in qualche modo da cerniera tra i due tipi di profili analizzati da Labatut nelle sue due opere)。La pietra della follia da cui prende spunto la narrazione di Labatut è il soggetto di un dipinto minore di Hieronymus Bosch, presente in controfrontespizio e ben analizzato dall'autore in queste pagine。 Il suo ultimo scritto si divide in due parti: “L'estrazione della pietra della follia” (che è anche il titolo del dipinto di Bosch) e “La cura della follia”。Labatut ci presenta, come se fossero senza un'apparente soluzione di continuità, le inquietanti e orrorifiche visioni di Lovecraft, gli incubi folli e deliranti di Philip K。 Dick e gli utopici e presuntuosi progetti di conoscenza di Hilbert: a partire da queste che hanno tutta l'aria di essere delle premonizioni, delle previsioni, delle intuizioni che anticipano di molti anni la realtà che tuttora stiamo vivendo, l'autore sviluppa una serie di elucubrazioni su ragione e follia, su conoscenza e comprensione, su reale e virtuale, su autentico e simulacro, su ossessione e paranoia, su visione e sogno, su illusione ed incubo, su razionale ed irrazionale, sulla necessità di coesistenza di queste due sfere della mente umana, sull'impossibilità di una conoscenza autentica e completa del reale, sulla intrinseca difficoltà di comprensione del mondo, la cui verità sfugge anche alle teorie scientifiche più recenti。 In altre parole, le stesse tematiche che erano centrali nella precedente fatica di Labatut, viste da nuove angolazioni。 Inoltre, sono presenti anche vari riferimenti all'attualità ed alle esperienze personali dell'autore: Labatut ci parla dei conflitti sociali e delle agitazioni politiche in Cile, della gestione dell'emergenza durante la pandemia, fa abbondante uso di rimandi alla propria carriera di scrittore ed alle proprie precedenti fatiche letterarie, descrive ed analizza l'arte di Bosch, ci racconta dei rapporti con il proprio pubblico di lettori, soprattutto quelli più fuori dagli schemi, come quelli con una lettrice la cui paranoia preoccupa ed affascina allo stesso tempo。 E alla fine, viene il dubbio su chi sia veramente il folle, chi il sano di mente。Leggendo questo breve saggio di Labatut ho avuto le stesse riflessioni che erano scaturite da “Quando abbiamo smesso di capire il mondo”。 Ritengo che le teorie di Labatut sui limiti della ragione siano un po' estreme, a volte forzate, se vogliamo pericolose e fuorvianti, quindi da maneggiare con cautela, ma certamente c'è del vero e del condivisibile nel suo pensiero, benché qui sia appena accennato, ed il dibattito che questo autore solleva rimane sempre interessante e mai banale。 Invidiabile, inoltre, il modo chiaro e naturale con cui sa scrivere。 。。。more

Nur

Labatut è sicuramente molto poetico nel porre alcune riflessioni e a mettere insieme idee di campi anche abbastanza diversi tra di loro。 Sfortunatamente però questo non riesce a coprire l'eccessiva autoreferenzialità di cui pecca questo "mini-saggio"。 Hilbert e Lovecraft citati di sfuggita per poi concludere il libro con un'enorme digressione personale。 Non consigliato。 Labatut è sicuramente molto poetico nel porre alcune riflessioni e a mettere insieme idee di campi anche abbastanza diversi tra di loro。 Sfortunatamente però questo non riesce a coprire l'eccessiva autoreferenzialità di cui pecca questo "mini-saggio"。 Hilbert e Lovecraft citati di sfuggita per poi concludere il libro con un'enorme digressione personale。 Non consigliato。 。。。more

Oddone Marco

Piccolo , tenebrosamente corrusco gioiello che cattura e trafigge lo spirito del tempo, indaga le forze ctonie che stanno cambiando la nostra percezione del "mondo", l'incombere dell' eone caoistico, come pochi altri autori contemporanei (Morton, Land, Negarestani)。 Mi ha attratto sin dal titolo che mi ha rammentato la raccolta di tutte le poesie di Alejandra Pizarnik, la poetessa più dark e leautreamontiana della letteratura sudamericana。 Da avere。 Piccolo , tenebrosamente corrusco gioiello che cattura e trafigge lo spirito del tempo, indaga le forze ctonie che stanno cambiando la nostra percezione del "mondo", l'incombere dell' eone caoistico, come pochi altri autori contemporanei (Morton, Land, Negarestani)。 Mi ha attratto sin dal titolo che mi ha rammentato la raccolta di tutte le poesie di Alejandra Pizarnik, la poetessa più dark e leautreamontiana della letteratura sudamericana。 Da avere。 。。。more

Davide Trava

Spunti di riflessione interessanti a partire dagli incubi di HP Lovecraft e dai deliri lisergici di Philip K Dick。 Una lettura piacevole a margine del più ampio Quando abbiamo smesso di capire il mondo。Verso il finale qualche piccolo scivolone nei riguardi della lettera scrittagli da una sconosciuta, ma nelle ultimissime righe il cerchio si chiude e tutto torna in qualche modo a suo posto。

Matteo Celeste

Mi pare di poter dire: "niente di che"。。。 Mi pare di poter dire: "niente di che"。。。 。。。more

Federica Rampi

Il reale è fuori dalla nostra portata? Verità e follia sono sintomi della stessa malattia? Labatut usa un dipinto di Bosch (Cura della follia), il terrore atavico di Lovecraft, il logicismo radicale di David Hilbert e l'illuminazione delirante di Philip K。 Dick per parlare della strana trama che l'esperienza umana sta assumendo, un regno del caos Del caos, l’approccio più vicino alla realtà secondo Labatut, è proprio quello di Dick。Le sue ossessioni e allucinazioni sono vicine a noi più di quant Il reale è fuori dalla nostra portata? Verità e follia sono sintomi della stessa malattia? Labatut usa un dipinto di Bosch (Cura della follia), il terrore atavico di Lovecraft, il logicismo radicale di David Hilbert e l'illuminazione delirante di Philip K。 Dick per parlare della strana trama che l'esperienza umana sta assumendo, un regno del caos Del caos, l’approccio più vicino alla realtà secondo Labatut, è proprio quello di Dick。Le sue ossessioni e allucinazioni sono vicine a noi più di quanto pensiamo, tormentati dalla sensazione che più nulla abbia senso, con la sensazione che il mondo stia per finire Qualcosa nell’ ingranaggio della razionalità non ha funzionato Perché la visione illuministica sembra schiacciata e confusa, al punto che molti rivolgono a Labatut la domanda Quando abbiamo smesso di capire il mondo (titolo del suo precedente saggio)Forse perché si tace, impauriti di fronte ai cambiamenti, ma come il can che dorme ci si può svegliare facendo rumore, (cita la sua patria, il Cile, nel 2019, dove scintille di speranza mista a violenza hanno portato a galla il malcontento, il cui senso comune è sfuggito perché scisso in troppe prospettive)Ma il rumore è anche quello delle vite iperconnesse, che conducono a una follia contagiosa responsabile di un’instabilità che sta erodendo i confini tra fatti e finzioni Seguendo i sentieri dell'irrazionalità, (pericolosi sia da cavalcare che da bandire) Labatut indaga sul caos per cercare di rimuovere la pietra della follia che cresce come un bulbo sulla nostra fronte, mentre il mondo assume forme in cui è difficile credere。 È più folle estrarla o farsela estrarre? C’è un cura alla follia ? Forse la follia è cercare di spiegare e capire il mondo 。。。more